articolo 11

"Quando io adopero una parola -disse Humpty Dumpty con un tono pittosto sdegnoso- essa ha esattamente il significato che io le voglio dare (....). Nè più nè meno."
"Bisogna vedere- disse Alice- se voi potete fare in modo che le parole indichino cose diverse."
"Bisogna vedere - disse Humpty Dumpty- chi è che comanda (....) ecco tutto."


L.Carroll


nowar

Mi chiedo a cosa serva la filosofia se non è immediatamente critica radicale

di Alain Badiou


Sì, caro Jean-Luc (Nancy), la posizione che adotti a favore dell’intervento “occidentale” in Libia è stata una triste sorpresa per me.
Non ti sei reso conto fin dall’inizio della palpabile differenza tra gli avvenimenti in Libia e ciò che succedeva altrove? Come, sia in Tunisia che in Egitto, abbiamo davvero visto grandi mobilitazioni popolari, mentre in Libia non c’è nulla di simile? Un mio amico arabista si è dedicato nelle ultime settimane a tradurre i manifesti, le insegne, i cartelli e le bandiere che avevano caratterizzato le manifestazioni tunisine ed egiziane: non ha potuto trovare un solo esempio di tutto ciò in Libia, neanche a Bengasi. Una delle cose che colpisce di più dei “ribelli” libici – che sono sorpreso tu non abbia notato – è che non si vede nemmeno una donna, mentre in Tunisia ed Egitto erano molto visibili. Non sai che i servizi segreti francesi e britannici stavano organizzando la caduta di Gheddafi dallo scorso autunno? Non sei sorpreso che, differentemente che in tutti gli altri sollevamenti arabi, in Libia siano venute fuori armi di provenienza sconosciuta? Che bande di giovani hanno subito cominciato a sparare raffiche in aria, qualcosa di inconcepibile negli altri luoghi? Non ti colpisce l’emergere di un presunto “consiglio rivoluzionario” guidato da un ex complice di Gheddafi, mentre da nessun’altra parte c’è stata la possibilità per le masse di scegliere persone per un nuovo governo?
Non capisci come tutti questi dettagli, e molti altri, si accompagnano col fatto che qui, e da nessun’altra parte, sono state chiamate in aiuto le grandi potenze? Che canaglie come Sarkozy e Cameron, i cui obiettivi sono chiaramente sciagurati, sono applaudite e osannate – e tu improvvisamente gli vai in soccorso. Non è lampante che la Libia ha offerto la possibilità di entrare a queste potenze, in una situazione che dovunque è scappata loro dalle mani? E che il loro obiettivo, chiarissimo e più che “classico”, era trasformare una rivoluzione in una guerra, mettendo la popolazione fuori gioco e aprendo la strada alle armi e agli eserciti, per quelle risorse che sono monopolizzate da queste potenze? Questo processo si dipana ogni giorno dinanzi ai tuoi occhi, e tu lo approvi? Non ti accorgi come, dopo il terrore dal cielo, saranno offerte armi pesanti per le operazioni a terra, insieme con istruttori militari, veicoli corazzati, strateghi, consiglieri e caschi blu, e che in questo modo comincerà la riconquista (si spera complicata e non definitiva) del mondo arabo per mano del dominio del capitale e dei suoi stati vassalli?
Come puoi tu, tra tutte le persone, cadere in questa trappola? Come puoi accettare qualsiasi tipo di missione “salvifica” affidata a quelle stesse persone per le quali la vecchia situazione era positiva, e che vogliono assolutamente tornare indietro, con mezzi violenti, per questioni di petrolio ed egemonia? Puoi accettare così semplicemente l’ombrello “umanitario”, l’osceno ricatto in nome delle vittime? Le nostre armi uccidono più gente in più paesi di quelle che sarebbe capace di ammazzare il dittatore locale Gheddafi nel suo paese. Cos’è questa fiducia improvvisamente accordata ai più grandi macellai dell’umanità contemporanea, a quelli colpevoli del mondo con cui abbiamo familiarità? Tu credi – puoi credere – che rappresentino la “civiltà”, che le loro mostruose armi possano essere strumenti di giustizia? Sono stupefatto, devo ammetterlo. Mi chiedo a cosa serva la filosofia se non è immediatamente critica radicale di questo tipo di opinioni incoscienti, che la propaganda di regime riesce a mettere nelle nostre menti e a far passare come nostre, che le ribellioni popolari nelle regioni che ritengono strategiche hanno messi sulla difensiva e che sono alla ricerca della vendetta.
Nel tuo testo dici che “dopo” spetterà a “noi” (ma chi è questo “noi”, se oggi include Sarkozy, Bernard-Henri Lévy, i nostri bombardieri e i loro sostenitori?) assicurarci che non si torni indietro rispetto a contratti petroliferi e militari. Perché “dopo”? è ora che dobbiamo assicurarcene, fermando le grandi potenze, per quello che possiamo, dall’interferire nei processi politici in atto nel mondo arabo. Facendo tutto questo è possibile che queste potenze non possano reintrodurre – sotto il deteriorato nome della “democrazia”, della morale e dei pretesti “umanitari” che hanno sempre usato fin dalla prima conquista coloniale – contratti petroliferi e altri accordi, che sono gli unici accordi che interessano questi stati.
Caro Jean-Luc, in tali circostanze, per te o per me, non ha senso essere d’accordo con la regola del “Western consensus” che dice: “dobbiamo assolutamente rimanere in attesa di qualunque cosa accada”. Dobbiamo sollevarci contro questa regola e dimostrare che il vero obiettivo dei bombardieri e dei soldati occidentali non è in alcun modo lo spregevole Gheddafi, un ex cliente di quelli che ora si stanno sbarazzando di lui alla luce di interessi più grandi. L’obiettivo dei bombardieri è la ribellione popolare in Egitto e la rivoluzione in Tunisia, il loro carattere inaspettato ed intollerabile, la loro autonomia politica, in una parola: la loro indipendenza. Opporsi agli interventi distruttivi delle potenze significa sostenere l’indipendenza politica ed il futuro di queste ribellioni e di queste rivoluzioni. Questo è qualcosa che possiamo fare, ed è un imperativo assoluto.
Saluti amichevoli, Alain

Segni




Se c'è qualcuno che mi ama, sulla Terra o tra le stelle,
Dovrebbe immediatamente darmi un segnale.
Sento avvicinarsi il disastro

La ricerca della felicità- M. Houellebecq

Godi !

" Il carattere epocale di una figura come quella di Silivio Berlusconi,  non consiste ovviamente nell'azione di governo che ha caratterizzato la sua missione politica, ma nel come la sua persona abbia suggellato paradigmaticamente questa equivalenza ipermoderna tra  Legge e  godimento. Non solo i suoi cosiddetti comportamenti privati,  ma in modo assai più emblematico, la sua stessa azione legislativa, svelano come il massimo rappresentante della vita dello Stato miri alla realizzazione del proprio godimento situato non come capriccio estemporaneo ma come il diritto inscritto nella funzione istituzionale che egli ricopre. Mentre l'epoca dominata dalle figure di De Gasperi o di Berlinguer appariva caratterizzata da una tensione etica tra Legge e desiderio ancora edipica (si pensi  alla politica dell'austerità teorizzata negli anni Settanta da Berlinguer), l'azione di Berlusconi appare totalmente svincolata da questo dissidio. Non c'è vergogna, senso di colpa, senso del limite appunto, perchè non c'è senso della Legge disgiunto da quello del godimento, perchè il luogo della Legge coincide propriamente con quello del desiderio. Tutto è apertamente (perversamente) giocato come se non esistesse castrazione. La figura del capo del governo riabilita così i fantasmi del Padre  freudiano dell'orda, del Padre che ha diritto di godere di tutte le donne, del Padre bionico, immortale, inscalfibile, osceno e inattaccabile, non come limite al godimento (è il volto ancora rassicurante dei Padri della nostra prima Repubblica), ma come esercizio illimitato del godimento. In questo la figura di Berlusconi fa davvero epoca."


Massimo Recalcati, L'uomo senza inconscio



                                          Bill Viola

Quando si tratta di godimento si comincia con il solletico e si finisce arsi vivi con la benzina
Jacques Lacan