song for sharon





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Sharon you've got a husband
And a family and a farm
I've got the apple to temptation
And a diamond snake around my arm
But you still have your music
And I've still got my eyes on the lend and the sky
You sing for your friends and your family
I'll walk green pastures by and by                                  Joni Mitchell Song For Sharon



Restare visibili

Entrare. Nel petto. Nei chilometri.
La faccia muta come una terra. Questo cielo allora
di schiena attaccato durante il sonno
senza tempo, per ore. Fare l’amore senza il minimo sospetto
che vento, carezze, maremoti delle braccia incredibili
fanno l’opera, tengono
aperti i visi degli amanti, aperti al crollo degli anni
tutti gli istanti. Ti prego, tieni a mente tu
il paesaggio scavato di strade, questo volto grande.

***
Restare visibili. Non lasciare mai
le linee del volto confondersi fino a che
catrame sia questo grigio per le strade.
Non meno morte mi apri tu, se dici
il fulcro della doratura se la bocca
di notte apri tu. C’è un albero qui, davanti
alla mia finestra; qualcosa da su
oggi piove. Non lasciare mai
questa tua carne minima; proteggila
resta.
Io voglio che tu veda
crescere questo albero.


Tommaso  Di Dio, Favole
L'unica  esperienza di cui hai bisogno per scrivere, è quella del fenomeno estetico. E non parlo di una formazione specifica, più o meno appropriata, bensì di un compromesso, o meglio di una scommesse, in cui l'artista mette in tavola la sua vita, ben sapendo che ne uscirà sconfitto.
E' molto importante sapere che perderai.

 Intervista a Roberto Bolano

Il fuoco e il racconto

Quando Baal Schem, il fondatore del chassidismo, doveva assolvere un compito difficile, andava in un certo posto nel bosco, accendeva un fuoco, diceva le preghiere e ciò che voleva si realizzava. Quando, una generazione dopo, il Maggid di Meseritsch si trovò di fronte allo stesso problema, si recò in quel posto e disse: "Non sappiamo più accendere il fuoco, ma possiamo dire le preghiere"- e tutto avvenne secondo il suo desiderio. Ancora una generazione dopo, Rabbi Mosche Leib di Sassov si trovò nella stessa situazione, andò nel bosco e disse: "Non sappiamo più accendere il fuoco, non sappiamo più dire le preghiere, ma conosciamo il posto nel bosco e questo deve bastare". E infatti bastò. Ma quando un'altra generazione trascorse e Rabbi Israel di Rischin dovette anch'egli misurarsi con la stessa difficoltà, restò nel suo castello, si mise a sedere sulla sua sedia dorata e disse: "Non sappiamo più accendere il fuoco, non siamo capaci di recitare le preghiere e non conosciamo nemmeno il posto nel bosco: ma di tutto questo possiamo raccontare la storia". E, ancora una volta, questo bastò.

 G. Scholem,  Le grandi correnti della mistica ebraica, cit. da G. Agamben, Il fuoco e il racconto