"Tutti i mostri della nostra vita sono forse belle principesse che attendono di vederci belli e coraggiosi.
Tutte le cose terrificanti sono cose prive di soccorso in attesa del nostro aiuto"
Rilke "Lettere ad un giovane poeta"
torri
A Città del Messico erano finiti a una mostra di quadri della bellissima esule spagnola Remedios Varo: nel pannello centrale di un trittico intitolatoBordando El Manto Terrestre c’erano alcune delicate fanciulle con i visi a cuore, gli occhi grandi e i capelli simili a fili d’oro, prigioniere nella stanza in cima a una torre circolare, che ricamavano una specie di arazzo traboccante dalle feritoie nel vuoto, cercando disperatamente di colmare quel vuoto: poiché in quell’arazzo erano contenute tutte le altre costruzioni e le creature, tutte le onde, navi e foreste della terra, e l’arazzo era il mondo. Perversa, Oedipa s’era fermata lì, davanti a quel quadro, e aveva pianto. […] Si era guardata i piedi e aveva saputo, allora, grazie a un dipinto, che ciò su cui poggiava era soltanto stato tessuto a tremila chilometri di distanza nella sua torre, che solo casualmente era noto come Messico, e allora Pierce non l’aveva portata via da niente, non c’era stata fuga. Da che cosa bramava di fuggire? Una tale donzella prigioniera, con anche troppo tempo per pensare, capisce presto che la sua torre, l'altezza del la struttura della sua torre, sono uno accidentali, come il suo ego: che a trattenerla davvero dove si trova è una magia, anonima e maligna, venuta a visitarla dall'esterno e immotivatamente. Non disponendo di altra attrezzatura che una paura viscerale e la scaltrezza femminile per scandagliare questa magia informe, per comprendere come agisca e come se ne stimi il potere sul campo, e calcolarne le linee di forza, potrebbe ricadere nella superstizione o darsi a un passatempo utile, come il ricamo, oppure impazzire, o sposare un disc-jockey. Se la torre è dovunque e il cavaliere liberatore non è a prova del suo incantesimo, cosa resta?
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