la forza e la potenza



La fortezza è potenza, ed è insieme pazienza.
 Chi è forte sopporta perchè riconduce nell'ambito della propria iniziativa ciò che per altro verso è costretto a subire.
Ma ciò a cui l'uomo non può sfuggire, ciò che deve inevitabilmente subire, è la propria morte. E non tanto quella che giunge alla fine, quanto piuttosto le molte morti che attraversano le nostre vite: la salute malferma, gli amori perduti, i bersagli mancati.
Per prendere su di sé il proprio limite, c'è bisogno di forza: questa forza feconda è virtù.
Gli uomini spesso esercitano e subiscono la forza ma non la esercitano come virtù, non la fanno valere come risorsa. Questa è una delle ragoni per cui dilaga la violenza. La violenza  spesso scaturisce dall'impotenza. Si rovescia sugli altri la propria morte, ritenendo con ciò di allontanarla da sé.
La fortezza è la virtù che non ignora il limite. Essa non teme e per questo aiuta. La generosità, in effetti, è una determinazione della fortezza. Diceva Spinoza :" per Generosità intendo la Cupidità con cui ciascuno si sforza.....di aiutare gli altri uomini e di unirli a sé in amicizia"

Tutto ciò che esiste, esiste perchè è dotato della potenza di esistere. Questa potenza Spinoza la chiama  conatus.
Conatus è :"lo sforzo con cui ciascuna cosa si sforza di perseverare nel suo essere", in una parola, di durare.
Nietzsche perfeziona l'idea di Spinoza dicendo che la potenza che ogni cosa ha di esistere, non risiede nell'energia sufficiente a durare, ma nella più ampia capacità di espandersi. Ogni uomo per quel tanto che esiste e fino a che esiste, è una puntuazione di forza. Ma proprio per questo, in quanto punti di forza, non siamo dotati di una potenza illimitata. La nostra quantità di energia è finita. Per questo moriamo.
La  potenza di cui siamo dotati è sufficiente a farci esistere ma non ci è nota la quantità di cui siamo costituiti.
In ragione di ciò accade spesso che l'energia che ci muove prevale sulla cognizione che possediamo di essa. Tutto ciò non è difficile da comprendere, se  si considera la dinamica pulsionale. L'irrefrenabile voglia dell'oltre, fino a sconfinare. La pulsione cerca in ogni modo la soddisfazione. Patiamo il desiderio fino a morirne. L'Eros ne è la cifra. E' tanto più significativo quanto più è involontario. La passione e l'amore sessuale, sensuale, sentimentale che sia, ne è il pieno disvelamento.
Siamo travolti da noi stessi. Non avendo cognizione della nostra forza riteniamo che sia inesauribile: voliamo sulle ali del desiderio e ci riteniamo infiniti, divini.


........gli uomini non riescono a vivere bene perchè sono malati di infinito. Come guarire da questa malattia se non comprendendo che la malattia è l'infinito?
Noi ignioriamo la potenza che siamo. Una cosa però è sicura: non ci è in alcun modo concesso di essere più di ciò che possiamo. E allora? Tocca metterci in pari con noi stessi......e stare in equilibrio.
 Se ne saremo capaci anche il profumo di un fiore potrebbe valere la gioia di un'eternità

Salvatore Natoli



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