Il futuro o degli impossibili




Mi accorgo che ogni tanto faccio errori di ortografia.....
E' che mi sembra di andare all'indietro, una specie di analfabetismo di ritorno.
A volte dimentico un nome o una faccia, sempre più spesso dove ho messo le chiavi di casa.
 E il reale, ancora lui, diventa una specie di sasso levigato e senza appigli.
Ci sono cose invece che non dimentico, mai.
Ho pochi ricordi ma come conficcati nella carne.
Di certi ne avverto la presenza quasi  si trattasse di un pezzo del mio braccio o di una gamba, di cui ti accorgi solo se indolenziscono.
Succede lo stesso con certi brandelli di memoria: fanno male o danno piacere e allora so che bisogna smuovere la polvere. 
Di tanto in tanto faccio anche un'altra cosa: rimetto insieme i pezzi  e  combino sequenze.
Invento vite di riserva.
Il passato è buffo proprio per questo: c'è ma non puoi avere la certezza di cosa sia effettivamente autentico e cosa artificiale.
Ci vogliono gli altri per dare forma di verità alla nostra memoria, che è la nostra vita. E quando gli altri sono assenti, si sottraggono o vengono a mancare, lì prende forma il buio e un po' di paura.
Ma l'idea di lasciare andare nomi, luoghi, corpi, odori, mi fa sentire addosso  un bagaglio leggero di vita passata e mi sembra più facile prendere la mira e  puntare verso un altro orizzonte.
 Eppure lo  so  che " il futuro è esercizio di memoria".
Ma ci cado dentro come da una soglia invisibile in questo lago di possibilità.
Come quest'estate.
Sola con i miei due figli più  piccoli, ho vissuto per qualche tempo  a Parigi, in un appartamento a Belville, in una strada decente di un punto ormai residenziale del quartiere.
Fino a tardi sotto le mie finestre, un gruppo di uomini beveva e si ubriacava; le voci riempivano il vuoto della notte e io non riuscivo a dormire
E così passavo le ore insonni a scorazzare su quel limite invisibile, facendo esercizi di immaginazione.
 Mi sembrava di vederlo lì davanti il mio destino:  l' impensabile che finalmente si realizza; la lontananza e il senso di estraneità  che fanno da sponda ad una leggera euforia; una solitudine che non spaventa, anzi mi fa tranquilla.
Forse perdevo tempo.
Chissà: forse avrei dovuto avere più pazienza, tenacia e con  un piglio deciso rimanere
concentrata a dirigere e mantenere il giusto sguardo sulle giuste memorie…….
Forse, chissà, ci avrei guadagnato il futuro…..

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