àgalma


Ágalma, vocabolo del greco antico, significa: ornamento, regalo, immagine. In questa parola, dotata di una ricca pregnanza semantica, si incrociano il valore economico, l’aspetto estetico e il potere simbolico.

Che cosa indicavano i Greci con la parola ágalma? Almeno tre grandi direzioni sematiche: quella dell’ornamento e del tesoro, quella del simulacro del divino e quella dell’immagine informe. È Platone, nel Simposio, a conferire alla parola spessore e peso filosofico. Ma sarà Jacques Lacan, nella cultura contemporanea, a raccogliere e modificare profondamente questi significati re-inventando l’ágalma per noi, nella confluenza tra la potenza del desiderio e gli inganni dell’immaginario


Non è egoismo  nè specchio né vanità: l'amore è una metafora, sta sempre  per altro. Io amo l'altro perchè l'altro incarna il mio desiderio, di cui non saprò nulla se non appunto attraverso l'altro. Dice Lacan "l’amore è dare ciò che non si ha"  perché è  a livello di ciò che non si ha che l'amore si  lega al desiderio ed elegge, nell'esperienza di un amante, un altro, l'amato, come colui a cui poter donare la propria mancanza, l’àgalma, facendo di lui l'oggetto che gli manca. Io ci ho messo un sacco di tempo per capire questa inversione di logica di scambio, e cmq la domanda  delle domande: “dimmi perché mi ami”, che ovviamente non ha risposta, mi riaffiora ostinatamente alle labbra…..

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